L’artista dipinge utilizzando strumenti digitali sulla tavolozza virtuale dello schermo del computer. Questa elaborazione elettronica fatta di combinazioni di bit, l’unità di misura elementare in informatica, avviene su più livelli di stesura del colore, proprio come per la pittura ad olio o acrilico. La manualità e la sensibilità del tocco sono anche in questo caso espressione dell’unicità dell’artista che parte da immagini raccolte con la sua Canon 5D utilizzando una gestualità e una calibrazione della macchina che ha elaborato negli anni. L’azione del dipingere ha inizio già con l’acquisizione stessa dell’immagine e poi viene successivamente elaborata e “dipinta” intervenendo con un lavoro minuzioso sui pixel dove la tensione artistica si manifesta nella smaterializzazione dell’oggetto. La visione diventa pura esperienza.
Lo smaterializzare l’oggetto della pittura lungo una serie di interventi seriali o al culmine della carriera artistica è un raggiungimento a cui assistiamo ciclicamente nella storia dell’arte. Uno per tutti è la montagna Sainte-Victoire dipinta da Cézanne tra il 1904 ed il 1906. L’artista affermò di essere riuscito a coglierne la vera essenza solo quando la montagna diventò pura luce e macchie di colore nei suoi quadri.